Ho letto tanti articoli di giocatrici che dicono la loro su una partita, raccontano la loro storia, i loro sogni e i loro momenti; 8 anni fa scrissi questo dopo la prima panchina ufficiale. Anno 2008, campionato Open CSI; fù così che tutto ebbe inizio.
“Quel giorno vi fù un lungo e interminabile secondo di silenzio, icredulo il pubblico tra gli spalti e l’allenatore in panchina, era un giorno speciale, era la prima.”
Quasi due mesi erano stati vissuti aspettando quel giorno, aspettando i muri, le alzate e le schiacciate. Prima della partita la tensione poteva essere tagliata a mani nude, era arrivato il momento della verità, il dentro o fuori.
L’ansioso allenatore nonostante l’appuntamento era fissato per le 16.30, alle 15.00 era già in palestra; assorto nei suoi pensieri cercava di fugare nella sua mente gli ultimi dubbi sulla formazione da schierare, voleva a qualsiasi costo portare a casa il primo SET e sarebbe stato disposto a tutto per farlo. La tensione era alle stelle, in quel momento desiderava un camion di Marlboro, che non sarebbe mai arrivato.
Alla spicciolata cominciarono ad arrivare le ragazze, la palestra buia e solitaria cominciava a prendere colore e forma, la rete era il fulcro di quella grande struttura e l’unica cosa che separava la squadra dalla vittoria. Per ironia della sorte quella rete che tanto le era stata amica durante gli allenamenti poteva trasformarsi nel peggiore degli incubi.
E poi il momento che aspettava da sempre … le ragazze in Divisa si disposero dinnanzi a lui, era la prima volta che poteva ammirarle in assetto ufficiale da gara; in quel momento un fugace pensiero gli attraversò la mente:” Questi colori e queste maglie trasmetto aggressività” ..
“Le ultime raccomandazioni e poi pronti per il riscaldamento.”
Le due ore seguenti sembrarono un lungo e interminabile secondo. Una vittoria netta, schiacciante .. in cergo calcistico si sarebbe detto:”3 a 0 e casa belli”.
Seduto su quella panchina sicuro e convinto che si sarebbe portata a casa quell’importante vittoria, vide gli avversari scomporsi e soccombere d’innanzi all’ efficacia del muro, delle perentorie scacciate dei martelli, fù solo una questione di attimi, pochi e interminabili attimi …
.. E poi fu il momento dell’urlo della vittoria, della liberazione da quella tensione che attenagliava la panchina, il campo e gli spalti … “BUONA LA PRIMA!” così avrebbe detto un regista se fosse stato presente con la sua telecamera e così si disse lui, con gli occhi sbarrati tra l’incredulo e il felice.
L’analisi post partita lo avrebbe portato a capire che quel giorno, non aveva vinto la classe o il divario tecnico, ma una squadra!! Le ragazze finalmente sembravano giocare insieme come se lo facessero da anni, sbagliando certo, ma con la determinazione, il cuore e il carattere di chi davanti a se vede solo un semplicissimo concetto: VINCERE.
Era orgoglioso di loro, di quella squadra, perchè sapeva che il primo e vero risultato non era quel 3 a 0 ma la compattezza di quel gruppo … Era orgoglioso di loro e finalmente potè tirare un lungo quanto atteso sospiro di sollievo da allora lui non ebbe più 12 pallavoliste ma una vera e compatta squadra.