La seconda settimana di recupero
Passata la prima settimana e ottenuta quindi una deambulazione quasi naturale grazie all’attento lavoro svolto; bisogna ora cominciare una fase di confidenza con il movimento e di rinforzo sia fisico che emotivo. Non sottovalutare gli aspetti psicolgoci degli infortuni.
Molto del lavoro da fare in questa seconda settimana di riabilitazione ruota intorno alla sensibilità e la libertà che lascieremo alla caviglia, modulando il carico di lavoro e l’articolarità grazie a tutori e bendaggi fino ad eliminarli completamente nel tempo.
In acqua.
Non si può rinunciare all’acqua in questo momento, poichè la utilizzaremo per il recupero graduale della capacità di salto; difatti, come nella preparazione pre-campionato, risulta fondamentale la gestione del carico del peso che l’acqua ci lascia regolare.
Giorno 8-9-10: inziamo in acqua alta, chiedendo all’atleta di fare quelle andature che avrebbe fatto anche in palestra; tutte la serie di skip e di spostamenti laterali che conosciamo. Nelle piscine normali non potrete utilizzare questo sistema per piu 5/6 metri, fate quindi tornare indietro l’atleta con la corsa indietro.
Terminata questa prima parte possiamo inserire i salti, utilizzando il sistema usato per le andature possiamo modulare le serie di salti: bipodalici, monopodalici, alternati, ecc. Grazie all’acqua l’atleta sarà in grando di controllare l’atteraggio dosando il carico di lavoro sulla caviglia infortunata. Fate tornare l’atleta sempre con la corsa indietro, è importante poichè lavora sulla massima estensione dell’articolazione tibio-tarsica.
Finiamo il lavoro in acqua alta con del nuoto, dando all’atleta dei tempi vasca da rispettare a seconda della capacita della pinnata, ma cominciamo a farlo forzare. (non più di 40 minuti per tutto)
Terminato il lavoro in acqua alta è imporntante passare in vasca bassa per fare eseguire due fondamentali esercizi: squat e affondo, che andatranno a stimolare gli angoli di chiusura della tibio-tarsica. Nella progressione che andrete a sottoporre all’alteta dovrete inserire elementi di instabilità, quali ad esempio: fluiball, prese laterali della medica, o anche semplicemente spinte laterali.
Giorno 11-12-13: In acqua il lavoro sarà il medesimo nella sezione dedicata all’ acqua alta, mentre in acqua bassa, inseriamo i salti; in questo modo possiamo aumentare il carico sull’articolazione ma non eccessivamente. Spingere l’alteta a cercare la differenza tra fastidio e dolore; a questo punto dovrebbe essere rimasto esclusivamente un fastidio legato al gonfiore.
In palestra
Abbinato al lavoro in acqua dobbiamo continuare la riabilitazione anche in palestra. In acqua bisognerà andare tutti i giorni, mentre in palestra potrebbe andare bene anche durante gli allenamenti della squadra. Io l’ho strutturato per quanto sono abituato, quindi con quattro sedute in palestra.
Giorno 8-9: applicate un bendaggio rigido o un tutore ad elastico regolabile. Riscaldamento costituito da flesso estensioni e rotazioni con elestico, seguiti da 10 minuti di cyclette per poi passare alle cose importanti: lo speed ladder.
Io utilizzo un protocollo di 9 esercizi che ho insegnato a tutte le mie atlete e lo modulo in base all’esigenza. Quello che serve in questa fase è riprendere la velocità ciclica, quindi esercizi basati sullo skipping e non sul bouncing.
Ad esempio possiamo richiedere 4 ripetizioni avanti e 4 indietro della stessa esercitazioine sullo speedladder abbinato ad un fondamentale tecnico su “balance pad”, non su skimmi. Il palleggio e il bagher si adattano molto bene alla necessità.
Un’altra buona idea è rappresentata dal bosu, che ci da una superficie di appoggio più larga di uno skimmy e quindi più sicura.
Giorno 10-11: bendaggio a staffe con kinesio tape. Continuiamo il lavoro fatto nei giorni precedenti aggiungendo però una sorta di split squat dove al posto che eseguire lo squat faremo eseguire piccoli saltelli.
Questo esercizio lo uso come test, nella prima ripetizione chiedo di eseguire il massimo numero di salti in 30 secondi, sia con un arto che con l’altro, questo numero costituirà il mio 100%. Ora che ho questo valore posso richiedere al mio atleta una variazione del carico durante le succesive serie.
Un’ altro esercizio molto importante da inserire sono i salti con arresto monopodalico sul trampolino, in sostanza con entrambi i piedi giu dal trampolino chiederemo all’atleta di saltare sul trampolino con l’arto contrapposto e di atterrare in arresto monopodalico con l’arto scarico; un solo appoggio.
Se il decorso è stato corretto a questo punto dovremmo poter far tornare l’atleta in campo. Quasi sicuramente potrà tornare a fare esercitazioni di ricezione, anche abbastanza bene; eviterei il salto in situazione di gioco più che altro per i rischi di contatto su una caviglia ancora instabile e un mente ancora condizionata.
A casa
Durante tutta la settimana è necessario insistere con il ghiaccio ogni qualvolta è possibile ed in ogni caso sicuramente dopo le sedute di allenamento; i cicli sono quelli di sempre: 20 minuti di applicazione ogni 2 ore di riposo. La notte l’argilla verde ventilata è una compagna che porta buon consiglio. Il lavaggio del piede al mattino è un altro momento che può non essere lasciato a caso, si dovra chiedere che venga lasciato a bagno in acqua calda e amido di riso. L’amido di riso è una polvere finissima di colore bianco. Si scioglie facilmente in acqua senza formare grumi. A contatto con la pelle l’amido di riso è utile per le sue proprietà lenitive, rinfrescanti, calmanti e antiprurito.
Finito? Quasi.
L’atleta è riabilitato, potrà saltare ma io uso ancora delle precauzioni per altre due settimane. Ne parliamo nel prossimo e ultimo articolo che chiude il ciclo che riguarda il recupero funzionale da una distorsione alla caviglia.