Recupero funzionale distorsione caviglia

I primi sette giorni

Uno degli infortuni tipici della pallavolo è quella noiosissima distorsione alla caviglia. Un infortunio a volte banale ma che può portare con se un carico di problemi notevoli se non curato con attenzione e tempestività.

Nella mia esperienza ho perfezionato negli anni un protocollo di lavoro che mi ha regalato risultati importanti in termini di funzionalità e velocità di recupero, che desidero condividere. Premetto che questo protocollo di intervento si applica a distrorsioni di 1 grado.

Il primo intervento.

Innanzi tutto, sembrarà banale, ma la prima grande differenza la fà la qualità del primo intervento che si applica sull’atleta, il protocollo R.I.C.E. o P.R.I.C.E.

La P di PROTECTION con la quale si intende una serie di interventi, da mettere in protezione la scena nella quale avviene l’intervento, a proteggere la caviglia infortunata attraverso l’utilizzo di stampelle. E’ importante non aggravare la situazione con comportamente sconsiderati; e in qualsiasi caso è bene verificare se ci sono rotture ossee, o interessamento dei legamenti.

La R di REST ovvero il riposo (da qualsiasi carico) nelle prime 24/48, dipende dall’entità della distorsione. Nei casi dove ovviamente non c’è frattura, non ho mai superato le 48 ore prima di incominciare la rieducazione al movimento.

La I di ICE; ghiaccio come se non ci fosse un domani. Il mio consiglio è 20 minuti di applicazione ogni 2 ore; e quando non si può, come quando si è a scuola, utilizzo di pomate. Utili, anzi utilissimi gli impacchi con argilla verde ventilata durante la notte.

La C di COMPRESION, indica la fasciatura che è necessario saper fare! E’ un metodo specifico nel quale usiamo necessariamente salvapelle e tensoplast. Io utilizzo anche il kinesio applicato in modalità linfodrenate sotto il salvapelle, così da contribuire allo smaltimento dell’edema e dei versamenti.

Una variabile al classico bendaggio potrebbe essere la benda all’ossido di zinco che va messa prima del salvapelle, ma fate attenzione poichè ha una applicazione piuttosto particolare.

Infine la E di ELEVATION. Da subito, e lo sottolineo poichè mi è capito più volte di non vederlo applicato. La caviglia deve stare rialzata rispetto al bacino, in ogni caso e in ogni posto dalla scuola al divano. Questo contruibuirà in primis a formare un gonfiore minore (il gonfiore è il primo ostacolo al movimento) e aiuterà lo smaltimento dello stesso favorendo il decorso del versamento.

Dall’acqua alla palestra.

Nota ad introduzione di tutto il lavoro: addominali, petto, dorso, braccia, alcuni esercizi sulle gambe sono sempre allenabili ed è fondamentale continuare a farlo per non perdere inutilmente tono muscolare. Necessitiamo di un salto culturale educativo il cuore dell’atleta!

Come ho detto subito la distorsione alla caviglia non è da sottovalutare nel pallavolista, bisogna intervenire in modo professionale e attento. La valutazione dell’entità dell’infortunio è fondamentale ma ancor di più lo è educare l’atleta e il genitore alla diferrenza di cure che uno sportivo necessita in questo caso. Un medico generico direbbe all’atleta di stare ferma almeno 14 giorni, un medico specializzato nello sport le direbbe di iniziare la riabilitazione appena supera la fase acuta (24/48 ore). Le stampelle sono un ausilio fondamentale nei primi giorni, ma succesivamente servono per sviluppare l’appoggio in sicurezza, non per evitarlo.

Io vi consiglio di accertarvi, attraverso gli strumeti adatti, che non ci siano fratture, eventuali lesioni legamentose si evidenzieranno durante i primi i giorni di riabilitazione al movimento. Il fisioterapista dovra eseguire inoltre mobilizzazioni della caviglia e del piede allo scopo di favorire la corretta cicatrizzazione dei tessuti molli lesionati.

Giorno 1: REST – RIPOSO – RIPOSO!! anche da scuola o da lavoro.

Giorno 2: Si comincia il lavoro esclusivamente in acqua. L’ideale sarebbe trovare una piscina che abbia la vasca per bambini nel quale iniziare esercizi semplici di propriocezione, camminate frontali e laterali, accenni di squat. Non è necessario un lavoro prolungato, bastano quaranta minuti, anche meno se il dolore è ancora persistente. Al termine del lavoro ribendare la parte infortunata.

Giorno 3 e 4: Continuare la progressione di esercitazioni in acqua usando il metodo didattico dal facile al difficile; Al termine del lavoro ribendare la parte infortunata.
Inserire il lavoro di propriocezione con skimmy e tavole instabili in palestra e a casa. Sviluppare un protocollo di esercizi che si concentrino sulla flesso estensione: da suduta su skymmi (anche con piccoli sovraccarichi) e da in piedi sulle pedane basculanti. Importantissimo! La flesso estensione e la rotazione con elastici. Il massaggio plantare con palline di diverso diametro.
Una chicca che ho scoperto è la funzione “Massaggio” del mio Tesmed®; usarlo o non usarlo ha fatto la differenza in più occasioni.

Esempi di esercitazioni in acqua.

Giorno 5 & 6: in acqua si dovrebbe poter inziare a correre (come vedete nel video) e nuotare, se questo non è ancora possibile e il gonfiore non accenna a smaltirsi, bisogna interrogarsi su eventuali interessamenti legamentosi nell’infortunio e far effettuare all’atleta indagini cliniche accurate. Se invece il lavoro procede come dovrebbe, a questo punto si può cominciare a nuotare oltre a continuare il lavoro in acqua bassa che può inziare ad avere sovraccarichi come galleggianti, e pesi da acquagym.

L’eventuale fastidio nella pinnata è normale in questa fase, mentre in palestra si può cominciare il lavoro con il trampolino elastico: andature, corsa; consiglio serie da 20″ a salire, in modo da poter misurare nel tempo la diminuzione del dolore. Squat con fitball dietro la schiena e situazioni di disequilibrio sul Bosu (anche tecniche vedi simulazioni di muro) sono da inserire. Valutare soltanto l’inserimento di Speed Ladder.

N.B. un riscaldimento su una cyclette introduce una naturale flesso-estensione della caviglia.

Giorno 7 si riposa.

Continua a seguirmi per conoscere come affronto la seconda settimana di recupero funzionale.

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